
Il governo Meloni, proseguendo nel solco tracciato dall’ex premier Mario Draghi, pare intenzionato a ridurre gli attuali scaglioni dell’irpef da 4 a 3. Se questa riduzione andrà in porto, quali effetti si avranno in busta paga appena la riforma sarà confermata?
Le ipotesi di riforma degli scaglioni sono varie, ma tra le ipotesi più accreditate c’è quella messa a punto dalla Ragioneria di Stato, che prevede l’accorpamento del secondo e del terzo scaglione. In pratica, risulterebbero confermate la fascia fino a 15 mila euro e quella sopra i 50 mila euro, mentre le attuali fasce da 15 a 28mila euro e da 28 a 50mila euro sarebbero accorpate in un’unica fascia da 15 a 50 mila euro, con un prelievo del 27-28 per cento.
In queste noiose giornate estive, i grandi esperti della finanza si stanno scervellando per capire che cosa succederebbe se la proposte della Ragioneria dello Stato venisse pedissequamente attuata. In realtà, bel al di là di tanti giri di parole, quasi sempre ideologicamente camuffati e condizionati, il conteggio è decisamente semplice. E’ sufficiente confrontare la tabella delle aliquote oggi esistenti con quella paventata dagli appassionati di fantaeconomia e fantapolitica.
Gli scaglioni ad oggi in vigore per la tassazione sono così strutturati:
fino a 15.000 euro aliquote Irpef 2023 fino al 23%;
tra i 15.000 euro e i 28.000€ aliquote Irpef 2023 fino al 25%;
tra i 28.000€ e i 50.000€ aliquote Irpef 2023 fino al 35%;
Oltre i 50.000 euro aliquote Irpef 2023 fino al 43%.
Ecco invece la fantatabella sulle quali si sta speculando:
fino a 15.000 euro aliquote irpef fino al 23%
tra i 15.000 e i 50.000 euro aliquote irpef fino al 28%
Oltre i 50.000 euro aliquote irpef fino al 43%
Se questa ipotesi venisse confermata. È evidente che a beneficiare della riforma sarebbe unicamente la fascia attualmente compresa tra i 28 e i 50mila euro, perché passerebbe dal prelievo di oggi al 35% ad un prelievo del 27-28%. A contrario, sarebbero penalizzati i redditi fino a 28 mila euro. Vero, verissimo. Non fa una piega.
In concreto?
I più penalizzati, cioè quelli a 27.999 euro, arriverebbero a pagare 390 euro di tasse all’anno in più.
I più fortunati, cioè quelli a 49.999 euro, arriverebbero a pagare 1.540 euro di tasse all’anno in meno.
Questa è l’algebra della vicenda, sulla quale i fantaesperti si stanno combattendo a pistolettate ideologiche.
Purtroppo, quello che maggioranze e opposizioni si dimenticano sempre di stigmatizzare è che la pressione fiscale in Italia è e continua a rimanere la più alta al mondo. A fronte di servizi pubblici (cioè il motivo per cui paghiamo le tasse) fra i più vergognosi.
La vera stangata da decenni non è quanto paghiamo di tasse, ma cercare di trovare un senso in termini di servizi reali ed efficienti a quello che paghiamo.