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Privacy in ufficio: quando è lecito registrare i colleghi?

Privacy in ufficio: quando è lecito registrare i colleghi?

Non sempre registrare le conversazioni tra colleghi senza consenso rappresenta un comportamento che può portare al licenziamento. A chiarirlo è stata la Cassazione con la recente sentenza n. 20487/2025, che ha stabilito come il diritto alla riservatezza possa passare in secondo piano rispetto al diritto di difesa in giudizio.

SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Secondo la Suprema Corte, il diritto di difesa si estende a tutte le attività finalizzate all’acquisizione di prove, incluse le registrazioni di conversazioni in ufficio con colleghi o superiori. Tuttavia, perché la registrazione possa essere considerata legittima, deve esserci una motivazione concreta e tempestiva che ne giustifichi l’utilizzo.

QUANDO È CONSENTITO REGISTRARE

La registrazione può essere ammessa quando è strettamente collegata a:

  • episodi di discriminazione;
  • situazioni di mobbing;
  • minacce sul luogo di lavoro;
  • altre violazioni gravi in corso o imminenti.

In questi casi, il materiale prodotto può essere utilizzato esclusivamente per finalità difensive, senza alcuna forma di diffusione o condivisione.

RISCHI PER IL LAVORATORE

Quando invece la registrazione non risponde a una reale esigenza di tutela, può configurarsi una violazione del vincolo fiduciario tra lavoratore e azienda. In tali circostanze, il dipendente rischia concretamente il licenziamento per giusta causa.

La Cassazione sottolinea dunque come il confine tra diritto alla privacy e diritto di difesa sia sottile: le registrazioni in ufficio non sono automaticamente illecite, ma devono essere strettamente funzionali alla tutela giudiziaria del lavoratore e gestite con la massima cautela.

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