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Il nuovo Isee e come potrebbero cambiare i bonus

Il nuovo Isee e come potrebbero cambiare i bonus

In vista della manovra economica 2026, il governo Meloni sta studiando una revisione del sistema Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), lo strumento che regola l’accesso a molti bonus e agevolazioni sociali. L’obiettivo dell’esecutivo è duplice: semplificare il meccanismo dei contributi per evitare sovrapposizioni tra diversi aiuti economici e ampliare la platea dei beneficiari, oggi limitata da soglie di reddito considerate troppo rigide.

Secondo le stime più recenti dell’Inps, tra gennaio e luglio 2025 le famiglie italiane hanno percepito 11,5 miliardi di euro sotto forma di assegno unico universale, per un totale di oltre 6 milioni di nuclei familiari e 9,7 milioni di figli a carico.

L’importo medio mensile per figlio è stato di 172 euro, con variazioni legate alla situazione economica: 57 euro per chi non presenta l’Isee o supera la soglia massima di 45.939,56 euro, e 224 euro per chi rientra nella fascia più bassa, con Isee inferiore a 17.227,33 euro.

Questi numeri fotografano un sistema di welfare esteso, ma che secondo il governo ha bisogno di essere “riordinato” per garantire equità ed efficienza nell’erogazione dei bonus.

LA RIFORMA DELL’ISEE E LE PAROLE DELLA MINISTRA ROCCELLA

L’Isee è il parametro su cui si basa gran parte delle agevolazioni pubbliche: assegno unico, bonus asilo nido, contributi per affitto e utenze, sconti universitari e molti altri.

Viene calcolato attraverso la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), che fotografa la situazione reddituale e patrimoniale del nucleo familiare ed è valida per l’anno in corso.

La ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha spiegato in un’interrogazione alla Camera che il governo sta portando avanti “un’azione ad ampio raggio per promuovere una società accogliente nella quale un figlio sia considerato una ricchezza per tutti, non solo un impegno privato”.

Dietro questa impostazione, c’è la volontà di coordinare meglio i sostegni alle famiglie, rendendo più accessibili i bonus e correggendo gli squilibri generati da un sistema che spesso penalizza chi ha patrimoni immobiliari ma redditi medi.

BONUS ALLE MAMME LAVORATRICI E AIUTI ALLE FAMIGLIE

Tra le misure più recenti collegate all’Isee figura il bonus da 480 euro in busta paga destinato alle madri lavoratrici con Isee fino a 40.000 euro. Il contributo, previsto entro la fine del 2025, non inciderà sul calcolo dell’assegno unico e non sarà considerato come reddito ai fini Isee.

Lo stesso principio si applica anche ad altri incentivi come il bonus asilo nido, il sostegno per le nuove nascite e il contributo per i figli nati nelle zone montane, introdotto con la recente legge sulla montagna.

Questa scelta va nella direzione di non penalizzare le famiglie che accedono a più strumenti di sostegno, mantenendo separati i bonus dal reddito dichiarato.

TITOLI DI STATO E CASA DI PROPRIETÀ

Un altro punto della revisione riguarda i beni patrimoniali presi in considerazione nel calcolo dell’Isee.

Fin dall’inizio della legislatura, il governo ha escluso dal conteggio titoli di Stato, buoni fruttiferi postali e obbligazioni fino a un massimo di 50.000 euro per nucleo familiare. L’obiettivo è incentivare il risparmio e rendere neutra la detenzione di strumenti finanziari pubblici.

Resta però aperto il nodo della casa di proprietà, che secondo il vicepremier Matteo Salvini “falserebbe” la reale condizione economica delle famiglie del ceto medio.

“Se hai una casa di proprietà, anche con un mutuo, risulti ricco e vieni escluso da molti bonus. È una follia: la prima casa va tolta dal calcolo dell’Isee”, ha dichiarato il leader della Lega.

Attualmente, nel calcolo Isee non viene considerato il valore pieno dell’abitazione principale: si escludono i primi 52.000 euro del valore Imu, più 2.500 euro per ogni figlio convivente oltre il secondo. Se il valore supera tale soglia, solo due terzi della parte eccedente concorrono al calcolo.

La proposta della Lega punta a eliminare del tutto la prima casa dal computo, lasciando invece invariata la valutazione di seconde abitazioni e altri immobili.

VERSO UNA NUOVA DEFINIZIONE DI “RICCHEZZA” FAMILIARE

Il dibattito sulla riforma dell’Isee va oltre la semplice revisione tecnica. In gioco c’è la definizione di equità sociale: come misurare il benessere di una famiglia in un Paese dove i patrimoni immobiliari non sempre riflettono i redditi reali?

La riforma dovrà bilanciare il principio di universalità dei bonus con la necessità di sostenere chi ha davvero bisogno, evitando che i contributi pubblici si concentrino in fasce troppo ristrette o che si sovrappongano tra loro.

Le ipotesi attualmente al vaglio del governo includono:

  • una semplificazione della Dsu, con aggiornamento automatico dei dati fiscali e patrimoniali;
  • una riforma delle soglie Isee per rendere più graduale l’accesso ai bonus;
  • l’esclusione o riduzione dell’impatto di beni immobili e titoli di risparmio nel calcolo finale.

Nei prossimi mesi, il tavolo tecnico-politico coordinato dai ministeri della Famiglia, dell’Economia e del Lavoro presenterà le proposte definitive. L’obiettivo, come ha ricordato Roccella, è quello di “mettere al centro la famiglia e semplificare il sistema dei sostegni, garantendo che nessuno resti escluso per una questione formale”.

Se approvata, la nuova disciplina sull’Isee potrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2026, segnando una svolta per milioni di famiglie italiane e ridefinendo il perimetro del welfare pubblico.

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