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Amazon e i “licenziamenti di massa” che non ci saranno

Amazon e i “licenziamenti di massa” che non ci saranno

Nei titoli suona come un terremoto: “Amazon pronta a licenziare 14 mila dipendenti”. Ma, come spesso accade, dietro le cifre roboanti si nasconde una realtà molto più sfumata — e decisamente meno drammatica di quanto sembri. Prima di tutto, è bene chiarire un punto fondamentale: non si tratta di licenziamenti immediati né tantomeno di un’ondata che toccherà l’Italia.

L’ipotesi, circolata sulla base di una lettera interna, riguarda una riorganizzazione globale che interessa solo una parte dei dipendenti dei settori amministrativi e direzionali. Stiamo parlando, secondo le indiscrezioni, di circa 30 mila persone su oltre 1,5 milioni di lavoratori nel mondo: appena lo 0,02% del totale. È dunque una proporzione minima, che non mette minimamente in discussione la solidità del colosso fondato da Jeff Bezos.

In più, non è detto che chi oggi perde il proprio ruolo venga mandato a casa. Molti lavoratori, come chiarito da Amazon stessa, avranno 90 giorni di tempo per trovare una nuova collocazione interna, segno che l’azienda sta puntando su una redistribuzione delle competenze più che su un taglio netto. Insomma, si tratta di spostamenti e non necessariamente di licenziamenti.

IN ITALIA LA TRANSIZIONE È GIÀ COMPLETATA

Nel nostro Paese, Amazon ha già attraversato la fase di cambiamento che ora sembra investire altre aree del mondo. I centri logistici italiani sono tra i più automatizzati d’Europa, con sistemi robotici e di intelligenza artificiale integrati in quasi tutte le fasi operative. Il modello organizzativo è già tarato sull’efficienza tecnologica, e il margine per ulteriori “tagli” è di fatto inesistente.

Per questo motivo, parlare di “licenziamenti in Italia” è improprio. Gli stabilimenti nazionali di Amazon continuano a espandersi, soprattutto nel Nord Italia, e rappresentano oggi uno dei comparti più solidi del gruppo. La trasformazione digitale, qui, è già avvenuta: i processi sono stati ottimizzati, le figure umane sono state riqualificate e i ruoli operativi si sono adattati a un ambiente in cui l’automazione è parte integrante del lavoro quotidiano.

NON UN DRAMMA, MA UN CAMBIO DI MODELLO

Più che di una crisi occupazionale, si può parlare di un cambio di passo. Amazon sta semplificando la propria struttura interna, eliminando ridondanze e sovrapposizioni in alcune aree corporate, quelle cioè che gestiscono la burocrazia e l’organizzazione centrale. L’obiettivo è rendere più agili i processi decisionali, affidando all’intelligenza artificiale e ai sistemi di machine learning parte delle funzioni ripetitive o puramente amministrative.

È un passaggio che molte grandi aziende tecnologiche stanno affrontando. Come è già successo nelle banche: una volta esistevano schiere di impiegati che timbravano assegni o verificavano libretti di risparmio; oggi quelle mansioni sono scomparse, non perché qualcuno abbia voluto licenziare, ma perché il mondo stesso del lavoro è cambiato. Oggi non ci sono più assegni, non circola più contante, e la digitalizzazione ha trasformato radicalmente il modo di produrre valore.

TRA NARRATIVA E REALTÀ

Al momento, Amazon non ha confermato ufficialmente alcun piano di licenziamento. Tutto resta nel campo delle ipotesi e delle interpretazioni giornalistiche, spesso gonfiate da un linguaggio che tende a trasformare una ristrutturazione interna in una “crisi globale”.

La reazione dei mercati, del resto, racconta un’altra storia: le azioni del gruppo sono salite dell’1,2% dopo la diffusione della notizia, segno che gli investitori considerano la mossa come un segnale di razionalizzazione, non di difficoltà.

In sintesi, più che un terremoto nel mondo del lavoro, quella di Amazon sembra una riorganizzazione interna fisiologica: un adattamento alle nuove tecnologie, una spinta all’efficienza e una revisione dei ruoli nella sua sterminata macchina globale. In un’azienda da oltre un milione e mezzo di dipendenti, un piccolo scossone può sembrare un sisma, ma in realtà è solo un aggiustamento di rotta nel solco della trasformazione digitale.

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