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Pensioni 2026, rivalutazione da gennaio: ecco gli aumenti per fasce di reddito

Pensioni 2026, rivalutazione da gennaio: ecco gli aumenti per fasce di reddito

Dal 1° gennaio 2026 scatterà la nuova rivalutazione delle pensioni in base al tasso d’inflazione. Le ultime proiezioni indicano un aumento complessivo degli assegni compreso tra l’1,4% e l’1,5%, leggermente inferiore rispetto alla precedente stima dell’1,7%.

L’adeguamento sarà calcolato in base all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), che rappresenta il riferimento ufficiale per la rivalutazione annuale delle pensioni.

INFLAZIONE IN CALO E RIVALUTAZIONE CONTENUTA

La rivalutazione 2026 riflette il rallentamento dell’inflazione registrato nel corso del 2025, che ha ridotto la crescita dei prezzi al consumo rispetto alle previsioni iniziali. La dinamica più moderata dell’indice FOI comporta dunque un aumento percentuale meno marcato, ma comunque positivo, dopo i forti adeguamenti del biennio 2023-2024.

L’obiettivo resta quello di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati, soprattutto per i redditi medio-bassi. L’aumento dell’1,4-1,5% conferma la tendenza a un ritorno graduale alla stabilità dopo gli anni di forte inflazione post-pandemia. Gli esperti prevedono un’inflazione stabile anche per il 2026, con un impatto limitato sulla spesa previdenziale complessiva.

SCAGLIONI E PERCENTUALI DI RIVALUTAZIONE PENSIONI

Come di consueto, l’aumento non sarà uguale per tutti ma varierà in base alla fascia di reddito, secondo il meccanismo a scaglioni che rende più progressivo il beneficio. Il valore del minimo INPS 2026 è stimato intorno a 603,40 euro, sulla base dell’ultimo adeguamento 2025. Le pensioni fino a tale soglia riceveranno quindi la rivalutazione piena, mentre gli assegni più alti avranno un incremento proporzionalmente ridotto.

EFFETTO SUI TRATTAMENTI PIÙ BASSI

Per una pensione minima, l’aumento mensile sarà di circa 9 euro, portando l’importo da 603,40 a poco più di 612 euro. Per una pensione da 2.000 euro, invece, l’incremento sarà di circa 30 euro lordi al mese.

L’impatto maggiore in termini relativi si concentrerà quindi sugli assegni più bassi, per i quali la rivalutazione piena garantisce una maggiore protezione dal carovita.

CONGUAGLI E AGGIORNAMENTI NEL CEDOLINO

Gli aumenti entreranno in vigore automaticamente dal cedolino di gennaio 2026, con eventuali conguagli a febbraio per allineare le percentuali definitive alla variazione effettiva dell’inflazione 2025 comunicata dall’Istat.

L’INPS aggiornerà inoltre la base di calcolo per le prestazioni assistenziali e per le integrazioni al minimo, che beneficeranno dello stesso coefficiente di rivalutazione.

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