L’ultimo Osservatorio INPS sui dipendenti del settore privato offre una fotografia aggiornata del mercato del lavoro: 17,7 milioni di lavoratori, retribuzione media annua in crescita a 24.486 euro e un quadro occupazionale in miglioramento. Il rapporto consente di individuare le categorie che guadagnano di più tra gli occupati non agricoli e non domestici, evidenziando divari retributivi, differenze territoriali e disparità di genere.
I PROFILI MEGLIO PAGATI NEL SETTORE PRIVATO
Dai dati, relativi al 2024, emerge un sistema retributivo polarizzato. Al vertice si confermano dirigenti, quadri e professioni tecniche, categorie che registrano gli stipendi più elevati.
- Dirigenti: rappresentano una quota ridotta della forza lavoro ma concentrano la fascia più alta delle retribuzioni, grazie a responsabilità strategiche e gestionali.
- Quadri: seguono i dirigenti, con compensi legati al coordinamento di processi e alla crescente responsabilità operativa.
- Tecnici e specialisti: un comparto in espansione, spinto dalla domanda di competenze digitali, tecniche e amministrative qualificate.
Gli operai restano la categoria numericamente più rilevante, ma con retribuzioni mediamente più contenute. Ancora più bassi i valori percepiti da apprendisti e intermittenti, a causa della natura dei contratti.
RETRIBUZIONI IN AUMENTO, MA SOLO PER GLI UOMINI
Nel 2024 la retribuzione media cresce del +3,4%, ma aumenta anche il divario di genere:
- 27.967 euro la media annua maschile
- 19.833 euro la media annua femminile
Il differenziale interessa tutte le tipologie contrattuali e tutte le fasce d’età. Gli importi aumentano progressivamente fino ai 55-59 anni, mentre oltre i 60 anni contano soprattutto continuità e posizione ricoperta.
LA MAPPA DELLE RETRIBUZIONI: NORD IN TESTA
Il rapporto conferma la distanza salariale tra le diverse aree del Paese. I livelli più alti si registrano nelle regioni del Nord:
- Nord-ovest: 28.852 euro medi annui
- Nord-est: 25.723 euro medi annui
- Centro: valori intermedi
- Mezzogiorno: retribuzioni più basse e maggiore discontinuità lavorativa
Il quadro rispecchia la concentrazione al Nord di imprese manifatturiere, tecnologiche e ad alto valore aggiunto.
INTERMITTENTI E SOMMINISTRATI: I REDDITI PIÙ BASSI
Le forme contrattuali meno stabili restano le più penalizzanti dal punto di vista retributivo:
- Lavoro intermittente: 758.699 lavoratori, con una media annua di 2.648 euro, segno dell’elevata discontinuità.
- Lavoro somministrato: 915.062 lavoratori, media di 10.578 euro annui; forte il divario di genere (11.839 euro uomini, 8.889 euro donne).
La maggiore concentrazione di questi rapporti si trova nel Nord, dove la domanda di lavoro flessibile è più diffusa.
