
Il Referendum Lavoro 2025, promosso da CGIL e sostenuto da varie realtà sindacali e associative, propone quattro quesiti per modificare in profondità l'attuale normativa in materia di licenziamenti, contratti a termine e responsabilità negli appalti. Se approvati, i quesiti produrrebbero effetti significativi sulle tutele dei lavoratori e sulle regole del mercato del lavoro.
Di seguito una spiegazione chiara e dettagliata dei quattro referendum, con i relativi obiettivi.
1. Cancellare le norme del Jobs Act sui licenziamenti illegittimi
Quesito: abrogazione del Decreto Legislativo n. 23/2015 (Jobs Act) nella sua interezza.
Obiettivo: ripristinare la possibilità di reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo anche per chi è stato assunto dopo il 2015, abolendo il contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act.
Cosa cambia: attualmente chi è assunto a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015, in caso di licenziamento illegittimo, ha diritto solo a un indennizzo economico e non al reintegro. Se vince il Sì, tornerebbe l'obbligo di reintegro anche per questi lavoratori, rafforzando le tutele contro i licenziamenti abusivi.
2. Indennizzi più equi per i licenziamenti nelle piccole imprese
Quesito: abrogazione parziale dell’art. 8 della Legge 604/1966, che limita l’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo nelle aziende con meno di 15 dipendenti.
Obiettivo: eliminare il tetto massimo alle indennità spettanti in caso di licenziamento senza giusta causa nelle piccole imprese, permettendo al giudice di stabilire il risarcimento senza limiti predeterminati.
Cosa cambia: oggi nelle piccole imprese il lavoratore ha diritto a un indennizzo compreso tra 2,5 e 6 mensilità, anche in caso di licenziamento palesemente illegittimo. Con l'abrogazione, il giudice potrà decidere l'importo liberamente, valutando il danno reale subito.
3. Limitare l’uso dei contratti a termine
Quesito: abrogazione parziale dell’articolo 19 del D.lgs. 81/2015 e di alcune norme introdotte dal Decreto Lavoro 2023.
Obiettivo: limitare il ricorso ai contratti a termine, cancellando le norme che oggi consentono di prorogarli o rinnovarli per motivi generici, anche oltre i 12 mesi, senza causale.
Cosa cambia: con il Sì si tornerebbe a un sistema che consente i contratti a termine solo con motivazioni specifiche, riducendo la precarietà e impedendo l’uso reiterato di contratti temporanei per esigenze ordinarie.
4. Responsabilità solidale negli appalti per infortuni e malattie
Quesito: abrogazione parziale dell’articolo 26, comma 4 del D.lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro).
Obiettivo: estendere la responsabilità anche all’azienda committente in caso di infortunio o malattia professionale nei contratti di appalto o subappalto.
Cosa cambia: attualmente la legge esclude la responsabilità del committente se l’incidente è legato ai “rischi specifici” delle imprese appaltatrici. Il referendum vuole eliminare questa eccezione, rendendo le imprese committenti corresponsabili, così da garantire maggiore sicurezza sul lavoro.