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Apprendistato in Italia: più stabilizzazioni, ma la crescita resta al palo

Apprendistato in Italia: più stabilizzazioni, ma la crescita resta al palo

Nonostante le potenzialità dell’apprendistato, negli ultimi decenni l’Italia ha registrato una crescita molto contenuta di questa forma contrattuale. È quanto emerge dal rapporto “L’apprendistato in Italia. Potenzialità, criticità e prospettive di riforma” curato da ADAPT e IFOA, che analizza lo stato attuale e le prospettive future di uno strumento che dovrebbe rappresentare un ponte tra formazione e lavoro stabile.

Un numero fermo da quasi quarant’anni

Nel 2022 gli apprendisti in Italia hanno raggiunto quota 569mila, solo 22mila in più rispetto al 1985, quando erano 547mila. Un incremento minimo che segnala una mancata valorizzazione strutturale del contratto di apprendistato, nonostante le numerose riforme intervenute nel corso degli anni.

Un segnale positivo: più trasformazioni a tempo indeterminato

Tra i pochi dati positivi spicca l’aumento delle stabilizzazioni, con una crescita del 33,7% tra il 2017 e il 2023 dei contratti trasformati in tempo indeterminato. Un segnale che indica come, laddove utilizzato, l’apprendistato possa effettivamente costituire un canale di inserimento lavorativo duraturo.

Nord Italia e maschi over 25: l’identikit dell’apprendista medio

Il report sottolinea la forte concentrazione geografica dell’apprendistato nel Nord Italia, dove si registra il 56,6% degli attivazioni. Inoltre, quasi due apprendisti su tre sono uomini, e il numero di over 25 supera quello degli under 25, sfatando l’idea che si tratti solo di uno strumento per i giovanissimi.

Il professionalizzante domina il mercato

Nel 97% dei casi, le aziende scelgono l’apprendistato professionalizzante, spesso utilizzato più per abbattere il costo del lavoro che per finalità formative. Rivolto a giovani tra i 18 e i 29 anni, questo contratto dovrebbe invece essere impiegato per trasmettere competenze professionali e mestieri.

La durata prevista va dai 6 mesi ai 3 anni, con possibilità di estensione fino a 5 anni nel caso della formazione artigianale.

I settori che ne fanno maggiore uso

I comparti che fanno maggior uso dell’apprendistato sono:

  • Commercio
  • Manifattura
  • Alloggio e ristorazione

Negli ultimi anni si è registrata anche una ripresa nelle costruzioni, con un aumento delle attivazioni tra il 2021 e il 2022.

Alta formazione e primo livello ancora marginali

Ancora molto limitato l’uso dell’apprendistato di primo livello e di alta formazione, destinati al conseguimento di titoli scolastici e universitari o per attività di ricerca. Le attivazioni restano poche centinaia all’anno, con un lieve incremento solo nei percorsi più tecnici: IeFP, IFTS, ITS e Master.

L’apprendistato di alta formazione, pur previsto per giovani dai 18 ai 29 anni, non riesce a imporsi pienamente nelle scuole e università, rimanendo una risorsa marginale nel sistema formativo italiano.

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