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Pensioni, addio alla legge Fornero? Cosa sta facendo il governo, la situazione

Pensioni, addio alla legge Fornero? Cosa sta facendo il governo, la situazione

Il governo Meloni sembra aver messo in pausa — almeno per ora — l’idea di superare la legge Fornero con una riforma delle pensioni che garantisca maggiore flessibilità. Un tema caldo, su cui la premier non si è mai sbilanciata apertamente, a differenza di Matteo Salvini e della Lega, che hanno fatto delle pensioni uno dei cavalli di battaglia della loro campagna elettorale.

Stop alle misure spot, si punta a una riforma strutturale

Al silenzio di Giorgia Meloni hanno fatto eco nei mesi scorsi le dichiarazioni di altri membri del governo, come la ministra del Lavoro Marina Calderone e il sottosegretario all’Economia Federico Freni. Entrambi hanno lasciato intendere che l’obiettivo non sia continuare con misure temporanee, ma arrivare finalmente a una riforma strutturale.

Fino a oggi, infatti, le leggi di Bilancio si sono limitate a introdurre strumenti di flessibilità a breve termine — come Quota 100, Quota 103 o l’Ape sociale — validi solo per pochi anni e per platee ristrette. Il risultato? Un sistema pensionistico instabile, dove pianificare l’uscita dal lavoro diventa difficile, poiché l’unico punto fermo resta quello stabilito dalla legge Fornero.

La ministra Calderone ha sottolineato l’intenzione di chiudere questa stagione di interventi a breve termine, dichiarando che c’è "la consapevolezza di dover mettere fine agli interventi spot e individuare forme di uscita anticipata più stabili".

Quota 41: l'obiettivo per superare la legge Fornero

Al centro del dibattito c’è sempre Quota 41 per tutti. Si tratta di una misura che consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, senza vincoli legati all’età anagrafica.

Oggi, Quota 41 è già in vigore, ma solo per i cosiddetti lavoratori precoci — ovvero coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni — e per determinate categorie fragili, come disoccupati, invalidi al 74%, caregiver o addetti a lavori gravosi.

L’obiettivo del governo, in particolare della Lega, è eliminare questi requisiti, rendendo Quota 41 accessibile a tutti. In questo modo, si andrebbe a superare la legge Fornero per quanto riguarda la pensione anticipata, che oggi richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

I costi di Quota 41: un ostacolo difficile da superare

Il grande problema resta quello delle risorse economiche.

Secondo le stime, l’estensione di Quota 41 per tutti avrebbe un costo immediato di 4-5 miliardi di euro, con un picco di 9 miliardi nei prossimi anni. Una spesa elevata che il governo punta a contenere introducendo il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno per chi sceglie questa opzione.

Modificare invece la pensione di vecchiaia — ad esempio abbassando l’età pensionabile da 67 a 62 anni, come richiesto dai sindacati — sarebbe ancora più oneroso, con un impatto sui conti pubblici più che raddoppiato rispetto a Quota 41.

Riforma delle pensioni: quale futuro?

Ad oggi, passi concreti verso una riforma strutturale non sono stati ancora fatti. L’ultima legge di Bilancio ha riproposto misure temporanee, lasciando in sospeso la promessa di Quota 41 per tutti.

Il governo Meloni, nonostante le pressioni della Lega, sembra dunque procedere con cautela, cercando di conciliare le richieste di maggiore flessibilità con la necessità di mantenere in equilibrio i conti pubblici.

Resta da vedere se entro la fine della legislatura sarà possibile passare dalle parole ai fatti, trasformando le promesse elettorali in una vera e propria riforma delle pensioni.

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